La Supply Chain ai tempi del Covid 19
Cosa sta succedendo alle Supply Chain globali con l’emergenza sanitaria Covid 19?
La supply chain intesa come l’integrazione di tutti i processi chiavi del businnes, dall’utente finale al fornitore originale che fornisce prodotti, servizi e informazioni che danno valore aggiunto al cliente, è uno dei settori più impattati dell’emergenza covid 19.
Nel corso degli anni diversi sono stati gli studi sulla supply chain risk e sulla supply chain vulnerabily, ma facendo un escursus questa risulta, ad oggi, essere la situazione che avrà maggiore rilevanza storica.
Proviamo prima a capire di cosa si parla quando sentiamo parlare di supply chain vulnerability.
È impossibile parlare di supply chain vulnerability, senza parlare di supply chain risk.
Con il termine evento rischioso si intende un accadimento che può portare a un evento indesiderato che ha in sé, o può generare un effetto negativo.
Con il termine rischio si fa riferimento all’entità delle conseguenze che derivano dall’accadimento dell’evento moltiplicata per la probabilità che tale evento abbia luogo. Il termine rischio introduce quindi la probabilità che l’evento accada e l’entità (magnitudo) del danno che può scaturire. Il rischio può essere quindi quantificato attraverso il prodotto tra la probabilità di accadimento e la magnitudo delle sue conseguenze.
Come detto la supply chain è responsabile del movimento delle materia che dal fornitore iniziale arriva al cliente finale; il rischio della supply chain appare dunque come un qualunque evento che può interrompere la pianificazione del flusso di tale materia.
Questi rischi potrebbero impedire la consegna, causare ritardi, danneggiamento della merce o comunque influire in maniere negativa sul buon funzionamento del flusso. Un’interruzione della catena di approvvigionamento può avere degli effetti indesiderati diffusi.
Ci sono due macro aree di rischi nella supply chain. Rischi interni e rischi esterni.
I rischi interni appaiono durante il normale funzionamento come consegne in ritardo, scorte eccessive, scarsa previsione della domanda, rischi finanziari, errore umano, difetti nel sistema informatico ( ERP aziendale).
I rischi esterni avvengono al di fuori della supply chain come un terremoto, un attacco terroristico, una guerra, un aumento dei prezzi (ad esempio l’aumento dei prezzi del petrolio), il problema di reperibilità della materia prima o come nella situazione attuale un virus che paralizza il mondo intero.
Dobbiamo considerare ogni rischio in termini di potenziale danno a fronte di un evento imprevisto. Non sapremo mai quando questo evento potrà accadere ma è necessario essere in grado di gestirlo, l’alternativa è, che ignorandolo, rendiamo l’organizzazione vulnerabile e maggiormente esposta.
La natura e la complessità della supply chain la rendono particolarmente vulnerabile al rischio: all’aumentare dei collegamenti tra la catena significa che i rischi vengono trasmessi lungo tutta la catena, quindi un piccolo accadimento in una remota area può voler significare una maggiore conseguenza in altra area.
Se la domanda e l’offerta sono sempre state un rischio all’interno della supply chain negli ultimi decenni si sono aggiunti alcuni fattori che ne hanno aumentato il rischio, tra questi possiamo includere:
- la globalizzazione della supply chain,
- la volatilità della domanda,
- il livello di outsourcing,
- la riduzione dei fornitori di base,
- la mancanza di una visione globale e del controllo delle procedure
- un’attenzione all’efficienza piuttosto che all’efficacia.
I fattori indicati sono presenti, in maniera maggiore o minore, in tutte le moderne supply chain; per questo motivo è evidente che le organizzazioni devono essere consapevoli di dove si trovano le vulnerabilità nelle loro aziende, le fonti del rischio e a come questo rischio può essere gestito.
Le attuali supply chain non vi è solo un notevole flusso di materia ma in parallelo viaggiano anche alle informazioni al fine di garantire che i prodotti siano consegnati nel posto giusto al momento giusto e al prezzo più conveniente.
La tendenza a rendere la supply chain più snella ha portato ad una vulnerabilità della rete stessa, in particolare si tende ad avere molto poco stock non in grado di tamponare eventuali interruzioni di approvvigionamento proprio per questo l’accadimento di un evento inatteso può generare un impatto su tutta la rete.
Nel corso della storia dell’economia mondiale diversi sono stati gli accadimenti che hanno messo in evidenza come eventi localizzati un centro abbiamo avuto impatto mondiale, ad esempio il terremoto di Tohoru nel 2011, l’attacco terroristico alle torri gemelle o la stretta creditizia nel 2008 che ha conquistato i mercati dei prestiti, provocandone la più grande crisi economica.
Ma quali saranno le possibili evoluzioni della supply chain a seguito del covid 19?
Una molteplicità di beni e componenti arriva dalle fabbriche cinesi e molte di queste si sono fermate dopo lo scoppio dell’epidemia nella città Wuhan, importantissimo hub industriale e di trasporto della Cina centrale. A tutte le aziende globali è stato chiaro che le supply chain che iniziavano in Cina o attraversano la Cina non potevano più lavorare con l’efficienza usuale. L’espandersi dell’epidemia, e le successive chiusure di altri paesi hanno ulteriormente paralizzato l’intera supply chain.
Ed ecco che le aziende si trovano quindi ad affrontare una nuova sfida, in primo luogo le aziende saranno chiamate a fare un’analisi del proprio rischio di fornitura, per esempio attivando fornitori alternativi, nella scelta delle allocazioni della capacità produttiva, esempio contesti multistablimento; le aziende devono iniziare ora a pianificare la domanda creando una classificazione delle materie prime / prodotti finiti di cui si ha avuto più penuria. Occorre investire nei clienti anticipare i loro comportamenti, questo è il momento di potenziare gli investimenti nell’online; le preferenze dei consumatori e dei clienti stavano già modificandosi e l’emergenza coronavirus sta solo accelerando la transizione verso nuove modalità dominate dal digitale. Il cambio di passo è qui per restare: non si tornerà alle modalità pre-coronavirus ma si andrà verso una più pervasiva digital transformation.
La crisi in atto aiuterà a superare certe diffidenze tipiche nei settori B2B sulla condivisione dei dati, e fornirà un’opportunità importante per la crescita di questo tipo di proposte.
Si arriverà ad una nuova definizione di supply chain: una supply chain agile, con capacità di reagire rapidamente agli eventi esterni; attraverso un attento monitoraggio e una raccolta di dati in tempo reale nel campo, con specialisti che dovranno essere in grado di analizzarli e di simulare scenari alternativi che siano di supporto nel prendere decisioni incisive e forti nel breve periodo.
Come diceva Charles Darwin “It is not the strongest of the species that survive, not the most intelligent, but those most responsive to change.”